Con un nota inviata al neo presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti e ai consiglieri regionali della provincia di Latina appena eletti - Enrico Forte, Rosa Giancola, Gaia Pernarella, Giuseppe Simeone - i segretari provinciali di Femca Cisl, Filctem Cgil, ed Uilcem Uil, riaccendono i riflettori sul caso Nexans. Nella loro lettera infatti Roberto Cecere, Dario D'Arcangelis, e Luigi Cavallo invitano i parlamentari regionali a partecipare all'incontro che si terrà domani 8 marzo presso la Regione dove si discuterà della procedura di mobilità per i 58 lavoratori dello stabilimento di Latina aperta nei giorni scorsi dalla multinazionale Nexans. Persone per le quali, quando a fine marzo scadrà la cassa integrazione, si aprirà il baratro del licenziamento. «La nostra provincia - spiegano i sindacati in una lettera - vede avviarsi così alla definitiva chiusura un sito che ha rappresentato un punto di forza della industrializzazione pontina: una delle peggiori pagine della sua storia, scritta tra la quasi totale indifferenza delle forze politiche, a cominciare da quelle locali». I tre segretari ripercorrono la storia della Nexans, parlano dei poteri e delle logiche lontane da Latina che hanno indotto a chiudere lo stabilimento, dei lavoratori che si sono fidati di un accordo sottoscritto dalla Regione e dall'Azienda che parlava di ricollocazione, di corsi di formazione, di un piano industriale capace di creare occupazione, e di come tutte queste persone sono state tradite nelle loro aspettative, perché nulla di quanto promesso è stato fatto. Anzi la multinazionale francese, nell'ultimo incontro, ha tentato di giustificare lo slittamento del piano industriale con i ritardi che stanno registrando i lavori di bonifica del sito. «Dichiarazioni veramente sconcertanti - commenta Roberto Cecere segretario provinciale della Femca Cisl di Latina - sembra quasi che la Nexans, dopo aver fatto promesse che non ha mantenuto, voglia scaricare le sue responsabilità nascondendosi dietro questi rinvii ed improvvisi problemi tecnici legati alla bonifica. Da non sottovalutare il fatto poi che il continuo allungare dei tempi scoraggia qualunque imprenditore avesse l'idea di investire sul sito di Borgo Piave». «E' forse questo un tentativo - prosegue il sindacalista - per nascondere quella che fin da principio è stata la strategia della multinazionale francese: chiudere lo stabilimento di Latina senza farsi carico di ricollocare quelle persone che avrebbero perso il posto di lavoro? «E' innegabile - continua Cecere - che sul caso Nexans si sia giocata una partita che è passata sopra le teste dei nostri lavoratori, perché le produzioni del sito non sono state delocalizzate fuori dall'Italia, ma spostate nello stabilimento di Battipaglia. Un chiaro e scellerato patto istituzionale che ha visto Latina tagliata fuori dai giochi che altri hanno deciso e portato a compimento».
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