martedì 21 agosto 2012

Ex lavoratori Midal in difficoltà economica

E’ davvero difficile la situazione in cui si trovano gli ex lavoratori del gruppo Midal che, dopo essersi rifiutati di firmare il verbale di conciliazione con il nuovo imprenditore subentrato nella gestione degli ex supermercati a marchio Sidis, hanno impugnato il licenziamento chiedendo il reintegro. «L’assegno di disoccupazione è terminato lo scorso giugno e, dopo un lungo iter burocratico, siamo riusciti ad ottenere la mobilità ma solo fino al 31 dicembre 2012 - ha spiegato uno dei 30 lavoratori - Per il 2013 è necessaria una nuova richiesta e l’esito è, attualmente, sconosciuto. Al di là del sostegno, ci troviamo però alle prese con seri problemi economici. Già per l’assegno di disoccupazione, alcuni di noi hanno registrato dei ritardi. Per quanto riguarda poi le spettanze relative la mobilità siamo costretti ad aspettare dei mesi prima di ricevere il compenso». «La situazione è davvero critica - proseguono gli ex dipendenti Midal - siamo 30 famiglie che, senza un sostegno economico, non sanno come pagare il mutuo, fare la spesa, comprare le cose essenziali per i propri figli». Se dal punto di vista socio assistenziale la situazione non è delle migliori, sotto il profilo legale le cose non vanno meglio. Il graduale fallimento a catena delle diverse società legale al Gruppo Midal ha infatti portato all’annullamento di tutte le cause dei lavoratori in essere. Il tutto dovrà infatti essere discusso davanti al curatore fallimentare. Affinché ogni cosa si rimetta in moto sarà però necessario attendere i primi di settembre. «Siamo già a lavoro - ha concluso il gruppo di lavoratori - per organizzare nuove iniziative per le prossime settimane. Dopo il Disgusto tour continuiamo con la nostra battaglia».

Disoccupazione record a Latina

OCCUPAZIONE E DISOCCUPAZIONE La crisi economica non si arresta continuando a corrodere le tasche dei pontini che si trovano costretti a fare i conti anche con un tasso di occupazione in graduale calo. In base ai dati diffusi dall’Istat, infatti, nella provincia di Latina negli ultimi 8 anni il numero di persone con un lavoro è diminuito dell’1,2%. Nel dettaglio si è passati da un tasso di occupazione del 44,7% registrato nel 2004 al 43,5% del 2011 con la fase intermedia del 44,12% del 2005, del 45% del 2006, del 45,18% del 2007, del 43,96% del 2008, del 43,03% del 2009 e del 43,48% del 2010. Ad essere più penalizzati sono stati principalmente i lavoratori uomini passati, in 8 anni, da un tasso di occupazione del 58,8% al 55,97% del 2011. Un calo di quasi il 3% degli occupati che, unito ad un tasso di disoccupazione che sta raggiungendo cifre mai viste, rende ben chiaro quanto sia drammatica la situazione in terra pontina. Abbastanza allarmante è inoltre anche la situazione lavorativa che riguarda esclusivamente l’universo femminile. In questo caso dal 2004 al 2011 il tasso di occupazione è passato dal 32% al 31,7%. La fotografia non è migliore se si volge lo sguardo al tasso di disoccupazione. Sempre in base ai dati raccolti dall’Istat, in provincia di Latina, il tasso di disoccupazione (persone sopra i 15 anni in cerca di un lavoro) è cresciuto spaventosamente: 8,8% nel 2004, 9,5% nel 2005, 9,4% nel 2006, 7,9% nel 2007, 8,5% nel 2008, 10,9% nel 2009, 10,6% nel 2010 e 9,8% nel 2011. Svantaggiato il lavoro in rosa che registra un tasso di disoccupazione alquanto elevato, anche prima della crisi economica e finanziaria internazionale: 17,1% nel 2004, 14,2% nel 2005, 14,4% nel 2006, 12,5% nel 2007, 12,4% nel 2008, 11,2% nel 2009, 14,4% nel 2010 e 12,8% nel 2011. Seppur meno traumatico, ma comunque grave, è lo stato della disoccupazione maschile, sempre in provincia di Latina: 7,3% nel 2004, 7,2% nel 2005, 7,5% nel 2006, 5,4% nel 2007, 6,4% nel 2008, 9,2% nel 2009, 9,8% nel 2010 e 7,8% nel 2011.

DISOCCUPAZIONE PER FASCIA DI ETA' Continua a far preoccupare il tasso di disoccupazione che nella provincia di Latina, in linea con quanto sta accadendo in tutta Italia e in gran parte dei paesi europei, si attesta sulle due cifre, superando il 10 per cento. Una situazione drammatica aggravata dalla chiusura incessante e dal ridimensionamento di numerose industrie che nel territorio pontino sembra non conoscere mai fine. Andando a scavare nel passato è però possibile rendersi immediatamente conto di come, in realtà, la situazione era già difficile negli anni addietro. In base ai dati diffusi dall’Istat, per quanto riguarda la fascia di età 15-24 anni, a Latina, il tasso di disoccupazione è passato dal 24% del 2004 al 18,17% del 2011 toccando il 29,61% nel 2005, il 28,75% nel 2006, il 20,21% nel 2007, il 21,62% nel 2008, il 30,02% nel 2009 e il 34,57% nel 2010. Meno allarmante appare invece la situazione se si va a prendere in esame un’altra fascia di età: dai 25 ai 34 anni. In questo caso il tasso di disoccupazione è stato il seguente: 10,19% nel 2004, 8,21% nel 2005, 11,22% nel 2006, 8,23% nel 2007, 11,48% nel 2008, 15,44% nel 2009, 14,69% nel 2010 e 13,91% nel 2011. Ancor più basso, poi, il tasso di disoccupazione riferito ai 35 anni e più: 5,9% nel 2004, 6,9% nel 2005, 5,9% nel 2006, 5,9% nel 2007, 5,4% nel 2008, 6,7% nel 2009, 6,4% nel 2010, 7,4% nel 2011. Sempre molto elevato risulta inoltre il tasso di disoccupazione riferito ad una fascia di età abbastanza ampia che va dai 15 ai 74 anni: 8,8% nel 2004, 9,4% nel 2005, 9,3% nel 2006, 7,9% nel 2007, 8,4% nel 2008, 10,8% nel 2009, 10,6% nel 2010 e 9,8% nel 2011. Decisamente più alto è infine il tasso di disoccupazione riferito alla fascia di età 18-29 anni: nella provincia di Latina è stato registrato un tasso di disoccupazione del 18,67% nel 2004, 18,56% nel 2005, 19,08% nel 2006, 14,69% nel 2007, 17,49% nel 2008, 22,62% nel 2009, 20,31% nel 2010 e 18,79% nel 2011.

GIOVANI E DIFFERENZA PER SESSO Versa in una situazione di vera e propria emergenza il settore occupazionale in provincia di Latina. A pagarne le conseguenze sono soprattutto i giovani che registrano un tasso di disoccupazione davvero elevato e, in alcuni casi, anche superiore alla media nazionale. In base alla ricerca condotta dall’Istat tra il 2004 e il 2011, infatti, i giovani di età compresa tra i 15 e i 24 anni sono davvero tanti. Entrando nel dettaglio è possibile andare a confrontare la differenza tra uomini e donne. Per quanto riguarda la disoccupazione giovanile femminile si registrano i seguenti tassi: 34,2% nel 2004, 35,5% nel 2005, 31,8% nel 2006, 30,1% nel 2007, 26,9% nel 2008, 22,2% nel 2009, 36,9% nel 2010 e 18,5% nel 2011. Per quanto riguarda invece l’universo maschile il tasso di disoccupazione registrato tra il 2004 e il 2011 è il seguente: 18,4% nel 2004, 25,2% nel 2005, 25,9% nel 2006, 14% nel 2007, 17,6% 2008, 35% nel 2009, 33,3% nel 2010 e 18% nel 2011. Dai dati emerge comunque una situazione sconcertante.

IN ITALIA In base ai dati diffusi dall’Istat il tasso di disoccupazione in Italia, nel secondo trimestre del 2012, risulta pari al 10,5% registrando un aumento del 2,7% su base annua. Il tasso di disoccupazione su base mensile, a luglio, resta invece stabile al 10,7%, lo stesso livello del mese precedente. Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) a luglio è al 35,3%, in aumento di 1,3 punti percentuali su giugno e di 7,4 punti su base annua. Il ritmo di crescita annuo della disoccupazione giovanile è infatti triplo rispetto a quello complessivo. Tradotto in numeri risultano circa 618mila i giovani tra i 15 e i 24 anni in cerca di lavoro. Preoccupa anche il tasso di disoccupazione giovanile in base al sesso (15-24enni), che nel secondo trimestre 2012 tocca un picco del 48% per le ragazze del Mezzogiorno.



IN EUROPA Si mantiene stabile ma comunque alto, a livello europeo, il tasso di disoccupazione a luglio: i dati Eurostat risultano invariati rispetto a giugno: 11,3% in Eurozona e 10,4% in Ue a 27 paesi. Si conferma particolarmente elevato il dato sulla disoccupazione giovanile, pari al 22,6% nell’«Eurozona» e al 22,5% in Ue. Spagna (25,1%) e Grecia si confermano i paesi europei in cui la disoccupazione è più alta; quelli invece in cui il tasso è più contenuto sono Austria (4,5%), Olanda (5,3%), Germania e Lussemburgo (5,5%). I giovani disoccupati sono aumentati di oltre 200mila in un anno mentre i paesi con meno disoccupati under 25 sono la Germania (8%), l’Austria (8,9%) e l’Olanda (9,2%). A luglio il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti è stato pari all’8,3% mentre in Giappone in giugno era pari al 4,3%.

...E GLI STRANIERI? All’interno del fenomeno della disoccupazione giocano un ruolo di primissimo piano gli stranieri. Al calo tendenziale dell’occupazione italiana (-133.000 unità) si associa infatti la crescita di quella straniera (+85.000 unità). In confronto al secondo trimestre 2011, tuttavia, il tasso di occupazione degli italiani rimane stabile, mentre quello degli stranieri segnala una nuova significativa riduzione (dal 63,5% al 61,5%). Infine nel secondo trimestre 2012 i lavoratori dipendenti a termine sono 2 milioni 455 mila, il livello più alto dal secondo trimestre del 1993 (dati Istat). Dal 15 settembre al 15 ottobre 2012 imprese e famiglie potranno regolarizzare i dipendenti senza permesso di soggiorno evitando le sanzioni previste. Nel 2011 l’ingresso di extracomunitari in regola è crollato del 40%.
(Fonte: Quotidiano La Provincia)

domenica 19 agosto 2012

Pacifico, a breve la nuova apertura con il marchio «Ognidì»

La sede del market Pacifico, attualmente chiuso (foto: Ginnetti)
Lavoratori in attesa per la prossima apertura dell’ex punto vendita Pacifico a Tor Tre Ponti in programma per l’autunno 2012. Come si ricorderà il supermercato è stato da poco rilevato, attraverso un fitto di ramo d’azienda, dalla società Dlf che utilizzerà il nuovo marchio «Ognidì» per almeno sette anni. Dietro la Dlf ci sono poi altre due aziende pontine: la Verde Europa e la Connect. Il nuovo imprenditore non è comunque riuscito a chiarire quanti lavoratori sarà in grado di ricollocare nel nuovo market. Complessivamente il gruppo Frigomarket Pacifico conta 73 lavoratori un tempo distribuiti tra i tre punti vendita di Tor Tre Ponti, via Pio VI e via del Lido. Prima del fitto di ramo d’azienda la maggior parte dei dipendenti era in cassa integrazione mentre le unità rimanenti erano impiegate tra il negozio di Tor Tre Ponti e quello di via Pio VI. Dal primo luglio 2012 però, dopo il passaggio alla Dlf, tutti i lavoratori sono passati da una cassa integrazione straordinaria per crisi (partita il 30 marzo) ad una cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività. L’ammortizzatore sociale terminerà il primo gennaio 2013. La situazione resta comunque delicata: se non si riuscirà a trovare una soluzione anche per gli altri punti vendita, molti lavoratori rischiano infatti di non essere più riassorbiti. In tal senso le organizzazioni sindacali (Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil) appoggiano l’offerta avanzata dalla famiglia Cassandra interessata ai market del centro e disposta a dare lavoro ad almeno 15 unità. Nel dettaglio la società Pacifico, oltre alle attività di via Carrara (il supermercato, i magazzini per la surgelazione, l’attività di commercio di prodotti per animali) è in possesso di altre attività che potrebbero essere cedute: il centro che vende prodotti per animali in via IV Novembre, il negozio di alimentari in via Pio VI e il punto vendita al dettaglio in via del Lido. L’obiettivo deve dunque essere quello di far riaprire tutti i punti vendita.

venerdì 17 agosto 2012

Nexans, l'azienda è latitante

Ex lavoratori Nexans durante uno sciopero (foto: Ginnetti)
Doveva svolgersi lo scorso mese di maggio eppure, a distanza di tre mesi, il tanto atteso vertice sul caso Nexans non è stato più convocato. Come si ricorderà la scorsa primavera le organizzazioni sindacali (Filctem Cgil, Femca Cisl e Uilcem Uil) avevano richiesto alla multinazionale francese un confronto per discutere del piano di reindustrializzazione del sito di borgo Piave rimasto inattuato. Una richiesta che aveva visto coinvolta anche l’amministrazione comunale di Latina che voleva incontrare l’azienda produttrice di cavi elettrici per capire in che modo intendesse procedere sia per la bonifica dell’area, sia per la gestione delle maestranze. Per quanto riguarda il personale Nexans aveva garantito il ricollocamento attraverso un piano di rilancio che vedeva insieme Vetreco, Consorzio Alliance, Imq e Mixer. Nel tempo, però, queste società hanno ritirato la loro offerta di interessamento e Nexans non è stata più in grado di trovare altre realtà pronte a subentrare. Per quanto concerne invece la bonifica, l’area ha necessità di essere ripulita per eliminare un inquinamento scaturito da anni ed anni di lavoro con sostanze nocive. In tal senso, al fine di facilitare la vendita e di conseguenza il riassorbimento delle maestranze, l’amministrazione comunale pontina ha garantito che la destinazione d’uso resterà «industriale». Al momento l’enorme sito industriale di circa 5 ettari di estensione resta in vendita senza che Nexans stia facendo nulla per il rilancio per rispondere a quella responsabilità di impresa che è propria di tutte le aziende. Dei circa 170 lavoratori ex Nexans la maggior parte ha accettato l’esodo volontario dietro incentivo, ma circa 50 unità sono ancora senza lavoro, in cassa integrazione fino a marzo 2013, in attesa di essere riassorbite.
(Fonte: Quotidiano La Provincia)

martedì 14 agosto 2012

Corden Pharma, ancora polemiche

La sede della Corden Pharma
La vertenza Corden Pharma è diventata il tormentone dell’estate 2012. Un’estate davvero calda, sotto tutti i punti di vista. «Rimango esterrefatto delle recenti dichiarazioni rilasciate dall’Ugl Chimici - ha spiegato il segretario generale Filctem Cgil Dario D’Arcangelis - Dichiarazioni che indicano la mancanza di conoscenza della vertenza da parte dell’Ugl o, spiegazione ancor peggiore, la malafede dell’organizzazione». «Ci tengo a precisare - ha proseguito il segretario Filctem Cgil - che l’ultimo accordo firmato a luglio da Cgil, Cisl e Uil è solo una fase di un percorso più ampio partito nel 2010 con il fitto di ramo d’azienda da Bristol a Corden Pharma. Un processo che ha già visto la firma, anche da parte dell’Ugl, di altri accordi tra cui anche quello relativo ai 267 esuberi. Se proprio vogliamo andare a considerare la situazione nel dettaglio dobbiamo inoltre considerare che, nell’immediato, non ci sono ancora stati dei licenziamenti. L’azienda ha concesso un periodo di cassa integrazione e l’obiettivo è proprio quello di riuscire ad arrivare ad una riduzione degli esuberi nel corso di questo anno di tempo. I licenziamenti, dunque, sono solo in previsione futura e Corden è impegnata a fare il possibile per tentare di ricollocare il personale». «Se l’Ugl vuole intraprendere le vie legali contro l’accordo è libera di farlo, ma non può rilasciare delle dichiarazioni che non rispondono al vero andando a destabilizzare i lavoratori - ha proseguito il sindacalista - Non riusciamo a capire cosa vuole l’Ugl: non era d’accordo con la nostra richiesta di aprire la cassa integrazione prima dei licenziamenti e lo ha dimostrando non partecipando allo sciopero, non era d’accordo con i licenziamenti ma non è stata in grado proporre alcuna soluzione». «Voglio ricordare che la Cgil ha cominciato a lanciare l’allarme dal 2001 - ha concluso D’Arcangelis - Da quando i volumi produttivi del settore chimico sono cominciati a scendere passando, nel tempo, da 18mila tonnellate precedenti al 2001 alle circa 450 registrate nel periodo dell’uscita di scena di Bristol. Un grido d’allarme spesso caduto nell’indifferenza e nella disattenzione».