Stato d’agitazione con effetto immediato per i lavoratori del tribunale di Latina e astensione dagli straordinari dal prossimo 26 novembre e fino al 22 dicembre. Ad annunciare la protesta il segretario generale Cgil Fp Latina Giulio Morgia che avvisa anche di una prima giornata di sciopero in programma per il mese di dicembre e della richiesta di tentativo di conciliazione appena inviata al Prefetto. La decisione arriva in seguito ai continui tagli alla Pubblica amministrazione che non hanno risparmiato gli uffici giudiziari a cui si aggiunge la carenza di personale che ormai ha raggiunto livelli insostenibili per la garanzia dei servizi civili e penali e il blocco da anni delle assunzioni. «I contratti del personale precario che garantiva un minimo di funzionalità non sono stati rinnovati - ha spiegato Fp Cgil Latina - Nonostante le continue cure dimagranti del Governo, fino ad oggi, il personale amministrativo è comunque riuscito con grande senso di responsabilità a garantire il proprio impegno tanto che, su scala nazionale, il tribunale pontino risulta l’ottavo presidio giudiziario in materia di smaltimento di processi arretrati». Tra le altre motivazioni che hanno portato allo stato di agitazione anche la decisione unilaterale del Tribunale di Latina che ha preteso di coprire le udienze penali gravando ancora di più sul personale attuale. Una scelta, quest’ultima, che manda allo sbaraglio lavoratori senza un adeguato affiancamento costretti ad interessarsi di udienze penali. Il tutto esponendo a gravi rischi la regolarità e la celerità della celebrazione delle stesse udienze. «Eventuali disservizi in tal senso - prosegue il segretario Giulio Morgia - non possono in alcun modo essere addebitati al personale dipendente ma devono gravare esclusivamente sulla Dirigenza che rifiuta ogni forma di dialogo con il sindacato. Il tribunale di Latina, oltre al settore penale, deve garantire la funzionalità della giustizia civile come contenziosi ed esecuzioni». Il sindacato ricorda inoltre come i cancellieri che vanno in udienza siano costretti, contro la propria volontà, a prolungare l’orario di lavoro senza per questo essere retribuiti. «Non è ammissibile - conclude infatti Fp Cgil - che i lavoratori siano privati di un orario di lavoro certo e, per di più, senza alcun preavviso».
(Fonte: Quotidiano La Provincia)
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