martedì 9 ottobre 2012

Pmi, primo semestre negativo: solo l'export extra Ue è in salità

Federlazio Latina presenta l'indagine congiunturale sulle Piccole e medie imprese del Lazio relativa al primo semestre 2012. «Avremmo tanto voluto scorgere nei risultati della nostra rilevazione semestrale un qualche segnale dell’approssimarsi del turning point di questa lunga, virulenta, estenuante crisi - spiegano nella sintesi conclusiva il presidente di Federlazio Latina Michele Fantasia e il direttore Saverio Motolese - Avremmo voluto poter dire che il nostro sistema economico-produttivo stava cominciando visibilmente a reagire alle dolorose cure da cavallo cui è stato sottoposto dall’autunno scorso. Purtroppo le risultanze della nostra indagine sulle piccole e medie imprese del Lazio non solo non ci consentono di affermare tutto questo, ma neanche di adombrarlo allo stato dei fatti. Semmai, come abbiamo visto dall’esposizione dei dati, talune grandezze si presentano ancora più negative rispetto all’indagine scorsa». «Ci troviamo di fronte, nella nostra regione - proseguono - ad un sistema di piccole e medie imprese che registra ancora una volta un brusco peggioramento della sua performance rispetto al semestre precedente, complessivamente in termini di ordinativi, di fatturato e di produzione. Gli stessi livelli occupazionali subiscono un netto calo, persino superiore alla media nazionale. Questa stagnazione dell’attività economica, come ci informa anche Bankitalia con le sue analisi, 'si è riflessa in un deterioramento della qualità del credito, con una crescita del flusso di sofferenze sui prestiti alle imprese, in particolare nell’edilizia'. Deterioramento che, sempre a detta di Bankitalia, è destinata a proseguire anche nei prossimi mesi. L’unico segnale in leggera controtendenza rispetto al quadro descritto sembrerebbe provenire, come abbiamo visto, dai dati puntuali dell’export ed anche dalle aspettative di un ravvivamento dei mercati esteri (soprattutto extra-UE), espresso dalle imprese del nostro campione. Naturalmente parliamo di quelle imprese che operano sui mercati internazionali, perché bisogna pur dire che la proiezione internazionale riguarda comunque una fetta limitata del nostro tessuto produttivo. Il che costituisce esso stesso un elemento di criticità al quale prestare la massima attenzione». 
Andamento degli ordini per area geografica di provenienza (valori %) 
Fonte: Federlazio
«Se questa è la situazione dell’export - aggiungono da Federlazio - sul fronte del mercato interno la situazione continua ad essere pesantissima. I dati sulla disoccupazione, sulla cassa integrazione, sulle imprese che chiudono sono drammatici ed esigerebbero risposte immediate, concrete e di grande efficacia. Purtroppo la situazione è giunta ad un punto tale che queste risposte non si riescono a scorgersi all’orizzonte. Mentre la recessione è facile ad innescarsi – molti provvedimenti adottati dal Governo in materia di tassazione, riduzione delle commesse pubbliche, tagli della spesa, sono andati paradossalmente proprio in questa direzione – i provvedimenti finalizzati allo sviluppo contenuti nell’ultimo decreto così denominato – ad esempio quelli concernenti il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione o la semplificazione burocratica o l’Iva per cassa, o altro ancora, intanto in molti casi non sono operativi per l’assenza dei decreti attuativi, e poi rischiano di produrre effetti mitigati, finché permane una sostanziale stagnazione della domanda, una tassazione che ha raggiunto livelli record in Europa e un sistema bancario che chiude i rubinetti del credito alle piccole e medie imprese. Di fronte a questa constatazione non è più rinviabile una netta e decisa azione verso l’attivazione di politiche dal lato della domanda. Nessun intervento può avere probabilità di successo se non contempla una rivitalizzazione del mercato, ovvero della domanda sia pubblica che dei privati. Questo è il nodo principale che la politica è chiamata sciogliere. E questo può essere fatto in diversi modi». «Intanto - illustra Federlazio - sul fronte del mercato interno, mettendo in circolazione liquidità finanziaria e non, viceversa, continuando a sottrarre risorse al sistema produttivo attraverso un’imposizione fiscale che ha raggiunto livelli record nel contesto europeo. In questo senso le dichiarazioni della Presidente della Regione Lazio e del suo Assessore al Bilancio, che si sono impegnati, ad esempio, a non avvalersi della facoltà di aumentare l’Irpef prevista per le Regioni dal decreto sulla spending review di fine luglio, ci confortano. Poi, dal lato del Governo nazionale, occorre per l’appunto emanare il prima possibile i decreti attuativi necessari. Inoltre occorre che vi sia una politica del credito meno restrittiva da parte delle banche, che debbono nuovamente re-immettere linfa nel sistema se non si vuole la completa paralisi dell’attività produttiva, almeno da parte delle piccole e medie imprese. Tra gli strumenti per reperire liquidità ci sembra anche utile l’alienazione di parti significative del patrimonio immobiliare pubblico. In questo senso l’intenzione annunciata dal sindaco Alemanno di procedere alla vendita di immobili del Comune al fine di sopperire in parte al taglio di risorse imposto dal decreto sulla spending review va nella direzione giusta. E’ una direzione, per la verità, che noi suggeriamo da tempo agli Enti Locali, alla Regione e allo Stato. Riteniamo infatti che non vi siano motivi validi – soprattutto in una situazione di crisi senza precedenti come l’attuale – perché la pubblica amministrazione debba possedere un patrimonio cosi articolato d’immobili, che potrebbero viceversa essere collocati sul mercato con un duplice beneficio. Intanto rimpinguerebbero le casse pubbliche, mettendo l’amministrazione in condizione di poter svolgere meglio le funzioni che le sono proprie. In più, il loro inserimento nel circuito economico privato consentirebbe la nascita di una serie di iniziative imprenditoriali in campi diversi – dalla cultura alla ristorazione all’intrattenimento e così via – che sarebbero indubbiamente un’iniezione di energie imprenditoriali nuove per questa città. Quello che semmai un po’ preoccupa, è che tali iniziative, una volta annunciate, possano poi restare impantanate nelle procedure e nella tempistica della burocrazia. Perché dobbiamo avere tutti, a questo riguardo, la consapevolezza che il tempo – oggi più che mai – ha un valore determinate nel condizionare la buona riuscita delle iniziative e soprattutto la portata del loro impatto sul sistema produttivo e occupazionale. Per quanto riguarda invece il mercato esterno, stante che le politiche di rilancio competono ovviamente ai singoli governi nazionali, quello che noi possiamo fare, però, è adoperarci al meglio affinché le nostre imprese siano attrezzate per poterlo affrontare. In che modo? Innanzitutto dotando di risorse finanziarie congrue gli strumenti legislativi esistenti (nazionali e regionali), che facilitano l’ingresso e la permanenza delle piccole e medie imprese nei mercati internazionali. In secondo luogo attraverso un sostegno deciso, in termini finanziari e non solo, di quegli organismi, quali ad esempio i consorzi per l’export, che svolgono in quest’ambito una funzione indispensabile. Il recente “decreto sviluppo” emanato del Governo sembra mostrare un po’ più di attenzione sotto questo profilo, ma occorre uno sforzo più deciso anche a livello regionale. «In definitiva - conclude Federlazio - oggi abbiamo di fronte a noi un quadro di una durezza e di un’asperità come mai avevamo conosciuto prima, con un tessuto produttivo che si sta depauperando e una crisi occupazionale che ha toccato punte anche di vera drammaticità. Lo stato d’animo delle imprese inclina al pessimismo: nella nostra indagine abbiamo riscontrato, ad esempio, che addirittura cresce la quota di imprese le quali, ad una nostra precisa domanda, rispondono che 'non si intravede ancora alcuna via di uscita dalla crisi'. Tale quota era infatti pari al 59% nel primo semestre 2010 e tocca oggi il 63%. Ciononostante gli imprenditori vogliono continuare a lottare, vogliono andare avanti e avere fiducia nella propria azienda».
Imprese che hanno effettuato investimenti (valori %)
Fonte: Federlazio

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