martedì 30 ottobre 2012

Licenziamento illegittimo, Bianchi Vending condannata a reintegrare un lavoratore

Il Tribunale di Latina, con ordinanza del 26 ottobre scorso, ha condannato la società Bianchi Vending Group di Cisterna (Latina) a reintegrare un proprio lavoratore e a corrispondergli anche tutte le retribuzioni spettanti dalla data del licenziamento a quella dell’effettiva reintegra. «La vicenda - spiega il segretario Fiom Cgil Latina Tiziano Maronna - inizia con un illegittimo ed arbitrario provvedimento aziendale di licenziamento che il 14 maggio 2012 ha visto coinvolto il lavoratore A.U. (queste le sue iniziali) iscritto alla Fiom Cgil e accusato, con una prima sanzione disciplinare, di aver avuto una lite violenta con un collega durante una assemblea sindacale e successivamente con ulteriore contestazione di addebito, di aver offeso e minacciato il delegato della rappresentanza sindacale unitaria della Fim Cisl. Nonostante il lavoratore avesse tempestivamente contestato l’addebito citando anche testimoni presenti all’accaduto, l’azienda ha proseguito nell’attuare l’azione disciplinare intimando il licenziamento per giusta causa». «L’ordinanza del Tribunale di Latina - continua la Fiom - ha accertato l’infondatezza dei fatti posti alla base del licenziamento affermando infatti che 'il datore di lavoro cui incombeva l’onere di provare i fatti addebitati non ha fornito la dimostrazione degli stessi'. Anzi la svolta istruttoria ha smentito e/o edulcorato i fatti e i comportamenti addebitati che sono stati alla base del licenziamento». «La motivazione del provvedimento aziendale - prosegue la Fiom - in realtà va ricondotta nelle relazioni sindacali che la direzione aziendale non vuole avere nei confronti della Fiom Cgil, assumendo in merito un atteggiamento discriminatorio e oppressivo nei confronti di quei lavoratori che, ad ottobre dello scorso anno, hanno scelto questa organizzazione sindacale a rappresentarli. Infatti, sin da subito si sono evidenziate da parte della società nei confronti della Fiom condotte ostili al riconoscimento della rappresentanza sindacale, pur avendo ottenuto la nostra Organizzazione Sindacale, in termini di consensi a seguito delle elezioni, la maggioranza assoluta. Ciò che lascia l’amaro in bocca in questa partita non è solo l’atteggiamento dell’azienda e l’assunzione di comportamenti discriminatori nei confronti di lavoratori che hanno fatto una scelta di campo, ma la complicità di altri sindacati che mettono i lavoratori l’uno contro l’altro». La sentenza arriva in un momento particolare per il mondo del lavoro: l’inizio della campagna sulla raccolta di firme per l’abrogazione della legge Fornero che ha ridotto considerevolmente le tutele dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.

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